La conversione ecologica, chi saranno i protagonisti?

Il mondo sta entrando in una sindrome messianica, tutti capiscono anche se con sensibilità diverse gli enormi rischi che sta correndo la nostra civiltà colpita da un velocissimo processo di trasformazione che sembra ingovernabile, produttore di diseguaglianze mai viste nelle dimensioni attuali e da un evidente superamento dei limiti dell’ecosistema e della stabilità climatica. Un mondo pieno che si muove immaginando il mondo vuoto di 2 secoli fa quando naque l’economia classica. Nessuno sa però chi sarà il messia, che sembianze avrà e che soluzioni potrà disporre per impedire l’abisso a cui la nostr civiltà sembra lanciata. Qualche considerazione possiamo farla. Servirà per immaginare che faccia avrà il messia. Da una parte c’è una proliferazione di forze antagoniste, partiti, movimenti, ogn’uno convinto di avere la chiave di volta del cambiamento; entità prigioniere della propria specificità, spesso in concorrenza con le altre. Ecco FFF, i partiti verdi, le sardine, i partiti fossili della sinistra radicale. Emergono nuovi leader 16 enni, o sconosciuti che in una notte vengono cataputati nei salotti di tutte le TV a pontificare sulla purezza del loro movimento. Dall’altra 100.000 miliardi di fondi di investimenti (USA e Europei e asiatici) i veri comandanti globali dell’economia (USA e Europei e asiatici) che abituati a ragionare su scenari economici a 20-30 anni si stanno chiedendo con sempre maggiore ansia se non sia il caso per non impoverire milioni di risparmiatori di abbandonare gli asset sull’energia fossile per evitare che la bolla speculativa del petrolio scoppi, per passare in forza a quella verde. Il decennio che sta nascendo tra qualche giorno sarà quello della scelta. Se questa montagna di denaro dovesse cambiare radicalmente direzione, ci troveremmo di fronte ad un nuovo problema e il turning point è già oggi: Il costo del kwattore verde è pari a o di poco superiore a quello prodotto con il petrolio. (secondo la Carbon Traker Initiative) Ma mentre i costi di estrazione continuano a crescere per l’esaurimento dei megagiacimenti e antieconomicità delle alternative, (sabbie bituminose, Fracking) quelli per le energie verdi continuano a scendere. Una rapida exit strategy dal petrolio nei prossimi 5-10 anni pilotata dei grandi fondi pensioni e di investimento lascerebbero sul terreno immensi patrimoni di infrastrutture, pipeline, piattaforme oceaniche, trasporti, reti di distribuzione, raffinerie, immensi asset senza valore. Facendo una attenta analisi macroeconomica e geopolitica viene il dubbio legittimo che ancora una volta il capitalismo possa rinnovarsi interpretando i bisogni di cambiamento della gente e le ansie del nostro tempo usandoli come camuflage per i propri interessi mutati. I movimenti antagonisti perderebbero in questo caso la grande opportunità di appropriarsi della guida del cambiamento per imporre anche una ridefinizione dei modelli economici e relazionali improntati alla ridistribuzione della ricchezza, al rispetto degli ecosistemi, al contenimento dello sfruttamento delle risorse.


Forse già adesso le guerre non si fanno più per il petrolio, ma per l’acqua e le terre rare, il defenestramento del presidente Morales ha sicuramente riscontri nella guerra per il Litio (di cui la Bolivia è uno dei principali produttori) necessario per alimentare cellulari, e auto elettriche. Potremmo scoprire tra qualche anno che FFF e i movimenti ecologisti sono stati i migliori complici del nascente turbocapitalismo verde che sicuramente produrrà milioni di nuovi posti di lavoro ma anche una nuova elite di padroni del mondo che si concretizzerà con la saldatura tra i padroni della tecnlogia e i padroni del denaro di cui già si vedono le avvisaglie (Google, Facebook, Apple, le nuove potenze emergenti asiatiche, e le grandi banche di investimento. Mentre gli oceani si riempiono di plastica e ragazzi di 25 anni si ammalano di Parkinson, Il vero “1984” di Orwell è dietro l’angolo. Non si brucerà più petrolio ma tutti gli altri problemi (disuguaglianze, esaurimento delle risorse, diritti, democrazia) per cui si sono battute intere generazioni rimarranno come prima

La conversione ecologica, chi saranno i protagonisti?
Vittorio Tomasi 15 gennaio, 2022
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