Il Progetto Demosfera
LO SCENARIO
Dobbiamo avere l’ambizione di guardare lontano.
Le società umane attraversano la più grande trasformazione della loro storia. Un passaggio inedito, che non può essere descritto con la parola “crisi”, che presuppone il ripristino di un “equilibrio”, nello schema dato. Il passaggio storico che viviamo, invece, si configura come una “rottura sistemica” a cui è illusorio pensare di rispondere con soluzioni basate sull’idea di una “ripresa” di questo modello economico.


Se vogliamo dare ancora un significato, in politica, alla sinistra, non può che riferirsi alla necessità, come sempre nella storia, di una lotta per mantenere aperta una prospettiva di giustizia sociale. Perché i cambiamenti in atto non risolvono le grandi contraddizioni sociali e politiche del passato ma stanno producendo un aggravamento delle diseguaglianze, delle ingiustizie, della distruzione dell’ambiente facendo aumentare nuove esclusioni, povertà, concentrazioni di ricchezze e di poteri. Di fronte a questo scenario la sinistra non può sperare e lavorare per “un ritorno ai bei tempi andati” dello sfruttamento della fabbrica fordista e della società sotto il controllo del capitalismo industriale (come se potesse essere capace di mettere sotto controllo sia il capitale finanziario sia l’innovazione digitale). Quello che serve ora è un progetto consapevole di un altro mondo che è possibile organizzare partendo dai punti alti della conoscenza e delle forme relazionali raggiunte. Occorre andare Oltre, indietro si torna solo a costo di miliardi di persone a rischio di sopravvivenza e una regressione delle relazioni umane e sociali. Forse di una devastante guerra planetaria.
Le nuove conoscenze e le nuove acquisizioni, però, aprono ad opportunità mai conosciute. Grandi processi di condivisione, di collaborazione, di cooperazione, di consapevolezza abilitano la possibilità di produrre una Transizione verso forme di Economie del valore d’uso, annunciando la fine di secoli di egemonia del modello capitalistico di soddisfacimento dei bisogni.
Queste forme, però, necessitano di nuova teoria e di nuove pratiche politiche per diventare ipotesi generali.
L’isolamento degli attivisti che sperimentano già nuove forme
di produzione, di consumo, di relazione sociale e di relazione con l’ambiente,
va
trasformato in soggettività politica per attivare una nuova dimensione pubblica che promuova lo
sviluppo di beni e servizi basati su autogestione
di beni comuni e su
produzioni fondate su piattaforme di condivisione di nuova generazione.
Fuori dalla logica delle merci, oggi è possibile sia ridurre produzione e
impatto sul pianeta, sia soddisfare un numero più alto di bisogni. Lo stesso
“lavoro” umano può iniziare a fuoriuscire dalla gabbia della condizione
salariata a cui l’aveva costretta la condizione capitalistica del suo
sfruttamento.
Intraprendere questo percorso è necessario e urgente: grandi fasce popolari appaiono disarmate e scoraggiate, se non conquistate dal neo-nazionalismo razzista delle nuove destre.
IPOTESI DI LAVORO
Il primo passaggio da compiere è rompere l’isolamento.
Gli attivisti sono associati in base a uno scopo politico specifico (e parziale), di sperimentazione, rivendicazione e conflitto, elaborazione concettuale. La condivisione di uno scopo specifico è (quasi sempre) una garanzia di autonomia e coesione, a prezzo tuttavia di un limite quanto al respiro politico della ragione sociale.
Il costo della attenuazione della specificità non sembra sia ripagato dal beneficio (che può perfino mancare del tutto) di una convergenza organizzativa. Ma ciò non toglie che una convergenza sia indispensabile, sul terreno dell’iniziativa e su quello del confronto per una elaborazione comune, di analisi e di progetto.
Gli strumenti potenzialmente disponibili grazie alla straordinaria evoluzione della tecnologia offrirebbero opportunità gigantesche a questo riguardo. Invece, per come sono oggi conformati, sono piegati allo sfruttamento economico di pochi privati possessori, che si basa al fondo sulla loro capacità di preservare le condizioni di semi-monopolio che si sono determinate in questo campo.
È anche questo un terreno di iniziativa e di lotta, da parte di attivisti dell’innovazione sociale.
Demosfera può contribuire e al tempo stesso può sfruttare le opportunità offerte da chi si batte per contrastare lo sfruttamento monopolistico del progresso tecnologico per mettere a disposizione uno strumento di convergenza, tanto più utile in quanto sottratto alle limitazioni e ai vincoli imposti dalle piattaforme offerte dal mercato.
Non si propone come soggetto politico, né potrebbe esserlo, ma come strumento a disposizione di una pluralità di soggetti associativi con una matrice politica identificabile come sinistra solo se intesa nel senso qui attribuito (peraltro del tutto in fieri).
Consapevoli che c’è un sentiero da tracciare, per costruire la soggettività politica di cui c’è bisogno (ma non è, realisticamente, attuale) e che non per questo non si può agire: elaborare obiettivi da rivendicare, mobilitare, conseguire risultati, sperimentare.